Peripheral Memories è un viaggio tra passato e presente nella regione Friuli Venezia Giulia. È il racconto di un processo di crescita industriale e della successiva smobilitazione nelle zone dell’estremo confine di nord est: le Alpi Giulie e il Carso, la pedemontana Udinese e l’Isonzo.
Tali territori sono stati bersaglio, nel secolo breve, della crescita di economie a fine bellico e difensivo: la presenza del confine ha determinato una fase di militarizzazione e industrializzazione volta a sfruttare il territorio e le operose genti. Queste economie si sono dimostrate “transizionali”: hanno impiegato solo pro tempore le risorse, spostando altrove, al mutare delle condizioni storiche, il loro raggio d’azione. Con la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, si è dunque avviato nell’area un processo di disinvestimento che ha inciso profondamente su entrambe le vite della natura e dell’uomo.
Il territorio appare punteggiato da luoghi-fantasma: ex caserme, ex fabbriche, archeologie industriali incastonati nel paesaggio montano e collinare. Essi rappresentano un lascito non solo novecentesco ma plurisecolare: sono il retaggio di un’idea, di Carso e cinta Giuliana come spartiacque tra occidente e oriente (il mondo Ottomano, poi Jugoslavo-Balcanico, e infine Russo) e come confine da presidiare e da sfruttare per nutrire le economie difensive. L’estetica del territorio di confine è dunque definita dalla presenza “in altitudine” di miniere, di industrie siderurgiche e di cartiere abbandonate che, come gli scheletri di pachidermi e di dinosauri, si insinuano nel territorio (e sotto la pelle dello stesso) testimoniandone il passato e richiamando l’attenzione su un presente contraddittorio.
In questo scenario Peripheral Memories è anche la valorizzazione di saperi produttivi che aziende tutt’oggi attive tramandano da decenni. Queste imprese hanno nel loro settore di appartenenza una valenza simbolica: legate alla tradizione, alla storia e alla cultura del luogo, sono state capaci di aprirsi all’innovazione anche tramite la collaborazione con il settore creativo. Il progetto è inoltre la ri-scoperta di tradizioni e usanze di popoli, quello friulano e giuliano, indissolubilmente legati ad un territorio che spazia dalle montagne alla costa, passando per morbide cinte collinari e pianure antropizzate. Si tratta di un’indagine sociale e culturale oltre che ambientale e industriale, restituita al visitatore in chiave estetica attraverso l’interazione con l’ensemble delle opere d’arte generate nell’arco del progetto.
Il compito di raccontare le sfaccettature della storia industriale del territorio, è stato infatti affidato a nove artisti contemporanei internazionali. Essi sono entrati nelle aziende e nei siti di archeologia industriale, hanno conosciuto gli imprenditori e i lavoratori, toccato e utilizzato i loro materiali, intervistato i cittadini, ricercato fotografie e documenti in archivi e musei, studiato l’ambiente naturale. Ciascun artista si è nutrito delle suggestioni di quattro settori industriali che da decenni rappresentano il cuore produttivo e occupazionale della regione: il metallurgicoestrattivo, il tessile, il nautico-navale e il commercio del caffè.
Opere in mostra
Laura Santamaria
Italia
CARRO
2020, installazione mixed media;
ferro, materiali naturali
Essa è metafora del tempo che scorre e trasmette conoscenza come la lavorazione “artigianale” del ferro (in aziende quali Tre Co. Fer.) o la progettazione di meccanismi per estrarre i metalli nelle Cave del Predil.
“Carro” è un’opera ricca di simbologia, un percorso mnemonico come quello compiuto dall’artista, tra saperi e cosmologie, tra un passato bellico e un presente di innovazione e innegabili tradizioni.
Claudio Beorchia
Italia
Prima del mare
2021; stampa fotografica digitale su plexiglas, supporto in acciaio e vetro
Questa la domanda che si è posto Claudio Beorchia. La serie fotografica “Prima del Mare” racconta in modo suggestivo il rapporto tra il mondo della produzione delle imbarcazioni di lusso e il tessuto produttivo, urbano e sociale della città sede dei cantieri navali.
L’artista mette in contatto i due poli tramite lo strumento fotografico del passe-partout, ispirato dai pregevoli oblò delle navi di Monte Carlo dai quali si intravedono alcuni scorci di territorio, e di lavoro, che l’artista ha colto nelle sue ricerche.

Nicola Ellis
Regno Unito
La Rete
2021, installazione mixed media; acciaio, polvere di zinco
I vari elementi che compongono l’installazione richiamano il processo produttivo dell’impresa, ma anche le suggestioni emerse nell’esplorazione della pedemontana udinese e della Carnia, come la riproduzione in 3D delle Cave del Predil cosparsa di polvere di zinco o la trave reticolare in cui è ricreato il sismogramma del terremoto del 1976.
L’unione di questi elementi genera simbolicamente una rete di storie, persone, lavoro e conoscenze.
Vanessa Gageos
Romania
the possibility of an island
2021; opera audiovisiva; durata: 11′ 15″
Nell’opera video questo contrasto è simboleggiato dal navigare in moto continuo di una piccola barca, realizzata con i materiali dell’azienda Veleria Hannibal, confinata in una piscina alla ricerca dell’approdo sull’isola sperata.
Quynh Lam
Vietnam
phaino/phanous/phany
2021; installazione mixed media; tessuto, pigmento organico
L’opera narra la storia di una città e di un’attività: il commercio di caffè a Trieste. In essa l’artista studia e miscela la Trieste sospesa tra la nostalgia di un glorioso passato e un presente di aziende, come Sandalj Trading Company, capaci di tracciare rotte internazionali che collegano popoli soltanto apparentemente lontani.
La trasparenza della seta su cui si imprime un segno, dato dal caffè, richiama l’esigenza di guardare attraverso la storia per leggerne gli avvenimenti e le tradizioni secolari, qui simboleggiati dall’Arco di Riccardo o dall’antica macchina per la tostatura del caffè.
Neja Tomšič
Slovenia
Workers leaving the factory
2020-21; opera audiovisiva; 20′ 36″
Cosa significa il lavoro nei cantieri navali oggi? Com’è cambiato lo scenario socio-culturale della città?
A queste domande l’artista ha risposto con una serie di riprese inedite e materiali d’archivio in cui la poetica e la ricerca estetica dell’artista si intrecciano con storie di persone, di navi e di aziende.
Ines Coelho Da Silva
Portogallo
Retrato (vão, indo, indo, indo)
2020, installazione mixed media; legno, tessuto, materiali organici
È il ritratto non di un singolo individuo ma di un intero popolo. Il linguaggio delle forme richiama le architetture di Torviscosa: la struttura lignea e squadrata contrasta con la morbidezza dei tessuti delle aziende coinvolte (Abitex e Miko) che poggiano su essa creando una serpentina capace di evocare un dialogo “a fasi alterne” tra passato e presente, tra lavoro e territorio.
Quattro grani di pepe sorreggono simbolicamente la composizione: un elemento organico, quasi invisibile che rappresenta un fondamento della tradizione culinaria locale, così come la popolazione rappresenta il fondamento stesso dell’industria del territorio.
Marta Lodola
Italia
Dissolvenze
2020-21; opera audiovisiva, durata: 18′.
Tramite studio e interviste l’artista fa riaffiorare il ricordo in un’opera video che fonde elementi performativi, sensoriali ed architettonici.
Le voci di chi ha vissuto l’Amideria narrano una storia fatta di lavoro, passione, innovazione, solidarietà; il corpo della performer è il mezzo per ri-vivere ed appropriarsi dei gesti che animavano e la fabbrica connettendoli con i materiali naturali che venivano impiegati, come il latte, il riso, l’acqua della roggia per il lavaggio delle tele di iuta o, ancora, le essenze di lavanda per la profumazione delle scatolette di amido.
Coffee Sector
Nautical Sector
Mining-metallurgic Sector
Textile Sector
Yilin Zhu
Cina
Museum Memories
2020-21; tracce audio; durata variabile
I rumori delle operazioni portuali, la lavorazione dei metalli nelle officine metalmeccaniche, la pressatura del caffè e la cardatura delle fibre tessili sono alcuni dei suoni che hanno ispirato l’artista del sonoro nella realizzatone di queste tracce fortemente immersive e capaci di rievocare quei processi produttivi che contraddistinguono i settori indagati nel progetto.
biografie
Inês Coelho da Silva
(1996, Santa Maria da Feira, Portogallo) è un’artista la cui poetica si incentra sulla produzione di ritratti all’interno dei quali emozioni, esperienze, sensazioni e prospettive intime condividono lo spazio attraverso il silenzio e la fragilità. Le sue sculture nascono dall’attenta osservazione di elementi della sfera domestica quotidiana: ingredienti alimentari, tessuti e oggetti comuni si combinano in strutture intricate, nodi pazienti, delicati intrecci capaci di evidenziare gli elementi “invisibili” a cui prestiamo poca o nessuna attenzione.
Laura Santamaria
(1976, Monza, Italia) è un’artista che opera dal 2000 con una significativa attenzione da parte delle istituzioni, sia private che pubbliche. Essa è solita ad utilizzare diversi media quali la scultura, la fotografia, la pittura e la grafica tramite una ricerca specifica sulla materia pura: metalli, pigmenti e cristalli, in un processo artistico fortemente sperimentale. I riferimenti della storia dell’arte, della gemmologia, della scienza, sono sempre presenti nelle sue opere. La percezione dei suoi lavori è occasione di dialogo aperto con lo spettatore e infinito processo di immaginazione e scoperta.
Neja Tomšič
(1982, Nova Gorica, Slovenia) è un’artista visiva, poeta e scrittrice la cui pratica interdisciplinare fonde disegno, fotografia, poesia e performance. Indagando storie trascurate e spesso nascoste, la sua passione è ripensare alle narrazioni storiche dominanti, ricercando dettagli e situazioni in cui si possano formare nuove comprensioni del presente. Gli elementi performativi nei suoi progetti esplorano le possibili proiezioni della storia nel presente soggettivo dei singoli individui.
Marta Lodola
(1985, Vercelli, Italia) è un’artista visiva specializzata in performance art. La sua ricerca artistica mira a studiare le relazioni che si creano tra il corpo umano e il contesto circostante. In particolare Marta è interessata all’identità femminile all’interno della società contemporanea. Marta considera performance e vita strettamente legate insieme ed è solita a lavorare tramite autoscatto fotografico, video e illustrazioni site-specific di lunga durata dove il corpo diventa scultura, installazione.
Quynh Lam
(1988, Ho Chi Minh, Vietnam) è un’artista visiva specializzata in performance, installazione, video art e mixed media. La sua poetica artistica fonde la materia – spesso pigmenti distillati naturalmente – e la storia, attraverso fotografie e materiali d’archivio, con un tocco leggero ma incisivo, che colleziona e ci restituisce in nuova chiave una storia collettiva. Quynh è attiva come artista da oltre un decennio attraverso un corpus diversificato di lavori che evidenzia le tensioni tra memoria personale e collettiva.
Claudio Beorchia
(1979, Vercelli, Italia ) è un artista affascinato dalla complessità della realtà che lo circonda, in special modo quando questa si manifesta nelle dinamiche sociali, mettendo in evidenza le vulnerabilità, le contraddizioni, i particolarismi dei contesti e delle attività umane contemporanee. Claudio è solito a dare forma a queste riflessioni utilizzando molteplici media e linguaggi, con l’obiettivo di creare opere e processi quanto più eloquenti e significanti. Le sue opere site specific sono vere interazioni con il pubblico che escono dalle concezioni classiche portando le pratiche artistiche a diffondersi nella società.
Vanessa Gageos
(1989, Bucharest, Romania) è una performer e artista visiva. Il suo background ibrido ha fortemente influenzato la sua pratica artistica che si sviluppa al confine tra diversi media e diversi linguaggi artistici. Vanessa combina elementi e fenomeni naturali e tecnologici e le sue opere rappresentano un tentativo di comprendere le dinamiche e i principi che governano la tecnologia, il comportamento umano, la natura e la società. I suoi lavori sono il ritratto delle questioni ancora aperte che l’artista si pone spesso espressi in maniera ironica.
Nicola Ellis
(St. Helens, Inghilterra, 1987) è un’artista fortemente legata alla cultura industriale inglese, infatti la sua attività si svolge principalmente in collaborazione con aziende manifatturiere locali. Si è specializzata nel trattamento di materiali industriali e in particolare dei metalli, che grazie alla sua expertise riesce a plasmare nella creazione di opere dall’alto impatto visivo. Nei suoi lavori Nicola fonde media diversi quali la video-art, la scultura e l’installazione site-specific.
Yilin Zhu
(Shangai, Cina, 1995) è una ricercatrice e sound artist i cui interessi spaziano nella ricerca della creatività nel suono e nella musica, sfruttando metodi empirici dal dominio dell’informatica, come machine learning, visualizzazione dei dati e svariate altre discipline. Le sue opere sonore di musica generativa sono in grado di trasformare il rumore in arte ambientale e sottofondi musicali.