29.06 – 05.08.17 / Vernissage: Giovedì 29 giugno alle ore 19:00 / presso lo spazio espositivo TRA, a Ca’ Dei Ricchi, via Barberia 25 (Treviso)
La mostra è fruibile gratuitamente dal lunedì al sabato, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle ore 15.30 alle ore 19.30. Ogni domenica, dalle 17.00 alle 20.00, aperture straordinarie con visite guidate.
Inediti immaginari del conflitto de della memoria:nella mostra, artisti diversi tra loro, per vissuto e provenienza, raccontano il loro rapporto con la tragicità della guerra, dialogando attraverso i linguaggi della scultura e del ready made, della video-arte e della fotografia. Con il loro lavoro affrontano in maniera del tutto personale il tema del conflitto, attraverso la rielaborazione di concetti quali identità, memoria, fragilità e appartenenza.
Le opere in mostra sono accomunate da un costante richiamo, implicito o manifesto, alla natura e al suolo: la terra, metafora di vita così come di morte, viene evocata o si integra con l’oggetto bellico; allo stesso tempo la natura può diventare il materiale proprio per la costruzione di tale oggetto, sovvertendone la funzione originale, e dando adito talvolta ad una funzione quasi terapeutica dell’oggetto.
Dalla mostra emerge come il paesaggio, gli elementi naturali e gli oggetti materiali che lo hanno popolato durante il conflitto, assorbendo il lutto hanno sepolto e incorporato spoglie e ricordi, rendendo il suolo vero e proprio corpo fisico della memoria del conflitto. La simbologia dell’elemento naturale viene sviluppata dagli artisti contemporanei -attraverso video e installazioni- nelle sue componenti quasi profetiche, non per forza rassicuranti, sancendo il protagonismo dell’organicità del suolo, che viene evocato come elemento di protezione e di sopravvivenza ma anche di occultamento e soffocamento.
Il percorso espositivo è pensato come un costante dialogo tra interno ed esterno, in una dicotomia tra l’intimità delle mura domestiche, che perdono il loro carattere rassicurante a causa della mancanza di confini portata dal conflitto, e lo spazio aperto oltre al focolare, in cui il suolo, che è prima di tutto campo di battaglia, può invece svolgere una funzione protettiva. Così, lo spazio si apre su un’area apparentemente raccolta e confortevole in cui l’artista inglese Victoria Lucas (UK) coinvolge lo spettatore in una riflessione sulla guerra e sulla commemorazione attraverso un’opera di videoarte in cui il pantano di fango, in cui si svolge ogni scena, diventa sostanza commemorativa, che incarna l’esperienza umana e il trauma della guerra. Nelle fotografie della giovane Ting Bao (Cina) la memoria e i ricordi emergono attraverso un lavoro sulla pellicola, su cui l’artista deposita terra ed elementi organici, lasciando così l’impronta di una memoria da riscoprire. Anitra Hamilton (Canada) e Cosima Montavoci (Olanda/Italia) completano questo spazio intimo attraverso opere che evocano la fragilità umana, attraverso un dialogo ironico con il conflitto e con la morte. Se il fango della Lucas nasconde, protegge e soffoca, ugualmente fa la terra smossa dalle pale dello scultore Boris Beja (Slovenia), che con il suo ready made propone quello che è, dopo attenta riflessione, un oggetto bellico. Collocato nella seconda parte del percorso, una sorta di spazio aperto ricostruito, questo oggetto risulta essere fortemente simbolico, poichè incapace di assolvere la sua funzione. La terra richiamata da Beja è un elemento naturale ben noto anche a Ilisie Remus (Romania) che con il suo lavoro non viene solo evocata, ma mostrata: l’artista propone elementi chiave della divisa del soldato con un’accezione ambivalente. Infatti l’oggetto materiale assorbe il lutto e incorpora la memoria dando vita a qualcosa di nuovo, di organico. La cenere di Nathalie Vanheule (Belgio) funge poi da elemento simbolico del conflitto: è soffocante, ma è anche legata al fuoco e dunque alla purificazione e alla rinascita. Infine l’opera della cambogiana Lang Ea (Cambogia), un’installazione materica pesante e delicata al contempo, è composta da una pila di venti teste estremamente realistiche poste in silenziosa stasi e mutevoli nell’espressione, che porta a una riflessione sulla natura umana e il suo legame con la terra. La mostra intende quindi stimolare una riflessione sull’ambivalenza di ogni conflitto e sull’importanza della memoria, quale necessità dell’esistenza umana. Questa memoria non è solamente una rielaborazione lontana e impalpabile del vissuto umano, ma diventa organica, tangibile, poichè legata ai concetti di suolo, identità e appartenenza.
In collaborazione con l’associazione Treviso Ricerca Arte, con il patrocinio del Comune di Treviso
Opere di: Nathalie Vanheule, Boris Beja, Lang Ea, Cosima Montavoci, Anitra Hamilton, Ilisie Remus, Ting Bao, Victoria Lucas