Anitra Hamilton (nata a Toronto nel 1961) è una visual artist canadese. Il suo lavoro si concentra su questioni quali la territorialità,la distruzione portata dalla guerra e dai conflitti, la gerarchia e l’appartenenza, l’esaminazione dela storia della violenza attraverso una prospettiva critico-scettica.
Nelle sue opere ella fa un uso artistico dei gusci d’uovo, creando una tecnica unica nella quale essa utilizza quel materiale ottenuto per ricoprire oggeti come elmetti, bombe e qualsiasi altra cosa che rappresenti la fragilità dell’essere umano – la quale è strettamente vincolata alle attività distruttive.
I suoi lavori sono stati presentati alla 8^ Biennale dell’Havana ed alla 5^ Biennale di Marrakech, in esposizioni collettive presso il Centre For Contemporary Art Thessaloniki in Grecia (2011), alla Albright-Knox Gallery (2015), al Toronto Urban Film Festival (2011), al Trans-Siberia Art Centre of New York (2011) ed in altri spazi del Nord America. Anitra Hamilton ha detenuto anche delle mostre personali al Zendai Moma di Shanghai (2008), nel 2012 il suo progetto Wall Parade #3 è stato permanentemente reinstallato presso la Art Gallery of Ontario ed alla Georgia Sherman Project (2009-2012), la galleria che rappresenta l’artista.
I suoi lavori appaiono nelle collezioni permanenti della Albright-Knox Gallery, della Art Gallery of Ontario, ma anche in collezioni corporate e private. L’artista ha un passato pluridecorato e tra cui, tra i premi ottenuti spiccano il Toronto Friends of the Visual Arts Award e due Chalmers Fellowships.
Attualmente Anitra Hamilton sta partecipando al B#Side War vol III (edizione 2016/2017).
MANIFESTO DELL’ARTISTA
Il corpo del lavoro che ho svluppato negli ultimi 20 anni si concentra nel fare riferimento ai temi della territorialità, della distruzione operata dalla guerra e dai conflitti, dalla gerarchia ed appartenenza, con la chiara comprensione che la violenza sia sempre esistita. Il lavoro non esprime un giudizio morale o contiene un sentimento antibellico naïve, ma pone a conoscenza della complessità della realtà. I progetti si sviluppano da un quesito interno alla psiche umana anche se l’investigazione è guidata da istinti psicologici primari; come la nostra abilità di creare la bellezza ed il costante desiderio di distruggerla. L’enfasi dell’occultamento all’interno del lavoro mima il rivestimento della civiltà e si riferisce al paradosso del bene e del male insito in tutti gli esseri umani. La nozione di seduzione informa il mio lavoro attraverso l’impiego startegico di diversi materiali, alfine di creare una superficie tattile o colorata che sovverta la funzione originaria dell’oggetto, in questo modo lo spetattore viene attirato ramite la forma e nel processo, essendo critico poiché viene lanciata una sfida alle attitudini dello spettatore e (ottimisticamente) ncoraggiando una trasformazione del pensiero. Sono decisamente scettica sull’effetto allo spettatore. Io non offro soluzioni, nel nostro clima costantemente repressivo; lo scetticismo è una forza ancora più positiva del compiacimento.