Luca Federici

Luca Federici (Budrio, 1960) vive ad Argenta in provincia di Ferrara.
Fin da piccolo è appassionato al disegno e alle tecniche pittoriche e plastiche. Studia all’Istituto d’Arte di Bologna, sezione Decorazione Pittorica, e poi all’Accademia di Belle Arti di Bologna: in ambito accademico sviluppa la conoscenza di varie tecniche artistiche, ma soprattutto della fotografia, dell’incisione e della serigrafia; a quest’ultima tecnica è dedicata la tesi finale che approfondisce, in particolare, l’opera dell’artista Andy Warhol.
Dopo trent’anni di inattività, rinasce il forte desiderio di esprimersi, ma questa volta le tecniche più o meno meccaniche acquisite ai tempi della scuola sono accompagnate da una personalità senz’altro matura e originale.
La fonte primaria d’ispirazione delle sue opere è la stessa che ha caratterizzato le prime espressioni artistiche umane ovvero le pitture rupestri del Paleolitico: la funzione non è tanto estetica o decorativa, ma soprattutto propiziatoria.

“Avevo quasi un anno d’età quando il 30 ottobre 1961, per ragioni politiche e propagandistiche, fu fatta esplodere la più potente bomba atomica sulla terra, si trattava della bomba Zar, che originariamente avrebbe dovuto avere un’energia calcolata in 100 Megatoni, poi il fisico Andrej Sacharov, che dirigeva il team di scienziati, preoccupato per il fallout radioattivo, convinse l’ideatore del test ovvero il premier sovietico Nikita Khruščёv a ridurla a 50 Mt. L’ordigno anche se depotenziato aveva un’energia 3125 più grande di quella di Hiroshima (16 Kt) e ovviamente gli effetti furono devastanti, basti pensare che l’onda d’urto generata dell’esplosione ruppe i vetri delle case a 700-900 km dall’epicentro e l’onda sismica originata fu percepita in tutto il mondo. Da allora sono passati ben 55 anni e sento il bisogno di fare qualcosa per esorcizzare la paura per la costante minaccia degli ordigni nucleari.
Uno degli effetti della bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki che più mi ha impressionato è quello delle ombre stampate sulle pareti dal flash dell’esplosione: nel momento della scissione dell’atomo di uranio (o plutonio) si libera una grande quantità di energia, che genera una specie di sole-palla di fuoco, le cui radiazioni termiche, si parla di centinaia di migliaia di gradi, vaporizzano e/o carbonizzano tutto quello che si trova nelle immediate vicinanze. Per tutta una serie di fenomeni chimico-fisici i corpi e gli oggetti, interposti alla propagazione delle radiazioni termiche, assorbendo parte del calore lasciano impressa sulle superfici retrostanti la propria ombra. Poiché le ombre incise dall’atomica presentano una similitudine con quelle realizzate con la tecnica fotografica ho pensato di usare quest’ultima per stampare ombre come se fossero realizzate con un’esplosione nucleare; in altre parole è come se usassi la bomba atomica per creare stampe artistiche”
Luca Federici

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