Vernissage: sabato 01 aprile alle ore 18:00 / Villa Manin di Passariano – per l’occasione visita guidata con gli artisti
La mostra è fruibile nell’Esedra di Levante, Piazza Manin 10, Codroipo (UD), dal primo aprile al primo maggio 2017, gratuitamente, dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 19.00
Embodied Memory è una mostra che riunisce artisti internazionali in una riflessione congiunta e sfaccettata sulla memoria collettiva, a partire dai corpi e dalle forme in cui essa si incarna. La prospettiva si focalizza sulla memoria del conflitto e soprattutto sull’esperienza umana del primo conflitto mondiale (ricercandone i retaggi nei successivi conflitti del ‘900, la cui esperienza, potente nella sua tragicità, non è ancora stata del tutto indagata).
La mostra vuole rappresentare idealmente il processo di smaterializzazione della memoria attraverso tre principali raggruppamenti concettuali.
All’interno del primo spazio tematico della mostra, la memoria emerge come riposta negli elementi naturali, i primi e più permeanti corpi della memoria (il suolo, la cenere e il paesaggio diventano testimoni silenziosi ma riflettenti del dramma che hanno assorbito, e al contempo, assurgono a custodi di memorie e di insegnamenti): nelle opere di videoarte di Victoria Lucas e Vanessa Gageos è la terra che, assumendo il ruolo di primo corpo della memoria, diviene protagonista; nelle opere di Natahlie Vanheule la cenere che copre il terreno assurge ad elemento simbolico del conflitto, mentre lo sguardo dell’artista Ting Bao racconta gli alberi come testimoni silenziosi del dramma, lavorando la pellicola delle sue fotografie con terra ed elementi organici che ai piedi degli alberi si trovano. In questa sessione trovano spazio anche opere delicate e potentemente materiche che narrano l’inevitabile ritorno alla terra, come le installazioni di Lang Ea e di Cosima Montavoci.
La seconda parte della mostra si focalizza su opere di artisti che hanno assunto l’oggetto materico come simbolo della dolorosa memoria del conflitto. Sottesa alle loro ricerche, la volontà di rivisitare l’oggetto di guerra, distanziandolo da approcci legati all’idolatria. Gli elmetti, i proiettili, o i vestiti dei soldati sono perciò mostrati nella loro essenza profondamente umana, logora, impermanente, anti-retorica e antieroica: essi divengono ritratti di fragilità e di inquietudine (come nel caso delle opere di Anitra Hamilton); evocano la drammatica esperienza nei ready made di Remus Ilisie e di Mario Lo Prete. Il processo di revisione dell’oggetto bellico avviene al fine di stimolare (con una combinazione idiosincratica e originale dell’oggetto e di altri elementi simbolici, spesso organici) un processo di profonda significazione nell’osservatore, come nel caso dell’opera interattiva di Ana Mrovlje.
La memoria, poi, da materica si assottiglia sempre più e, leggera e incisa nel materiale, si trasforma in impalpabile scrittura proprio nell’ultima parte della mostra, dove vengono presentate ai sensi dello spettatore opere in cui l’assottigliamento del corpo materico lascia il passo all’incisione, quale prima dichiarazione della propria esistenza (a sancire il passaggio, gli artisti Luca Terenzi e Boris Beja). C’è dunque un rimando all’immagine dei soldati che incidevano il proprio nome sulle cortecce degli alberi o sulle pareti, che trasporta poi lo spettatore al decalco su carta (Claudio Beorchia), alla poesia visiva (Nikolas Vamvouklis), per giungere infine alla raffigurazione di Anne O’ Callaghan, dove una memoria bellica scritta con il gesso viene costantemente cancellata dalla lunga lavagna della storia.
La mostra intende quindi attivare un processo di riflessione sulla memoria nel suo rapporto con il tempo che, scorrendo, la muta e la assoggetta ad una lenta smaterializzazione. La sua traccia, però, resta e si imprime negli elementi naturali e del quotidiano. Rarefatta e impalpabile, la memoria è una necessità intrinseca e fondante l’esistenza umana. Nella mostra, la testimonianza della guerra assume linguaggi delle forme di volta in volta differenti: le diverse chiavi di lettura che affiorano dalle opere esposte, si legano a vicende storiche complesse che pongono ancora l’interrogativo sull’esperienza umana del primo e del secondo conflitto mondiale -non ancora del tutto scandagliata-, aprendo a visioni e punti di vista di diversa natura su questo episodio talmente potente nella sua tragicità, da valicare la misura della vita di chi l’ha fronteggiata direttamente, trasmettendosi anche dopo la morte dell’individuo.